martedì 7 dicembre 2010

Ue: i minori non accompagnati “bocciano” la procedura di asilo

Nel corso di una conferenza di due giorni che si terrà a Bruxelles oggi e domani sui diritti dei minori, l’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra) ha presentato – assieme a un rapporto comparativo sui diritti dei minori in Europa – un’indagine sulla situazione attuale dei minori non accompagnati richiedenti asilo. L’inchiesta è stata condotta sul campo con interviste a 336 minori provenienti per lo più da Afghanistan (22%), Marocco (10%), Somalia (10%) e Iraq (9%), oltre a 302 adulti che lavorano con questi minori o ne sono responsabili. Il quadro che ne emerge mette in luce le mancanze che l’Europa ancora non ha colmato nel rispetto dei diritti di questi minori come sanciti dai trattati internazionali, che hanno alla base “il miglior interesse del minore”.
Innanzitutto, in certi casi avviene che i minori vengano ospitati in strutture in cui sono a contatto con adulti che non hanno responsabilità su di loro: una situazione assolutamente da evitare secondo gli esperti e i lavoratori sociali intervistati. L’ideale per loro sono strutture piccole e in prossimità delle città, in cui il grado di vita autonoma varia in base all’età del minore. Ad ogni modo, i minori si dicono generalmente soddisfatti dal lavoro fatto da chi li assiste, apprezzando moltissimo l’impegno con cui questi si prodigano per loro. Meno rosea invece la relazione coi servizi sanitari e con la procedura di asilo.
Nel primo caso, alcuni minori si sono lamentati per il fatto di non aver ricevuto la sufficiente attenzione quando stavano male, e altri si sono visti negare una visita specialistica. Viene anche richiesta una maggiore attenzione agli aspetti psicologici, spesso sottovalutati. L’intera esperienza di richiedente asilo può essere infatti molto traumatica, soprattutto se si conclude con un respingimento della domanda, fatto che i minori vedono spesso come un insuccesso personale.
Inoltre molti aspetti della procedura rimangono oscuri, e le varie informazioni vengono raramente comunicate in un modo comprensibile per un minorenne. Inoltre, l’intervista viene spesso svolta con atteggiamento intimidatorio, più simile a un interrogatorio che a un colloquio per accertare in fatti, e con interpreti che i minori sentono, se non ostili, poco affidabili e qualificati. L’intervista viene spesso condotta (secondo la percezione dei minori) partendo dal presupposto che il richiedente asilo sia un bugiardo: questo è per loro un grande peso, riflesso anche nel corso delle visite per stabilire la loro età. A questo proposito, gli operatori segnalano che non essendoci standard europei in materia, questa procedura è spesso inaffidabile in quanto a rischio di interpretazioni soggettive. Viene inoltre lamentata dai minori poca attenzione per i loro bisogni spirituali e per il rispetto dei loro valori religiosi in aspetti quali la cucina, la salute (come bambine visitate da medici maschi) o l’educazione.
In generale, i minori sono consapevoli del valore dell’educazione e vorrebbero poter frequentare le scuole ‘normali’ il prima possibile. Per questo considerano di grande importanza l’apprendimento rapido della lingua del paese ospitante, di modo da potersi sentire come parte della loro nuova comunità. Molti minori cercano di integrarsi con loro pari del paese ospitante, nonostante gli episodi di razzismo siano frequenti nella loro esperienza.
Per quanto riguarda il sostegno legale, molti dei minori e degli adulti intervistati non erano a conoscenza delle possibilità di avere un tutore legale e del suo ruolo, e di come ottenere ad esempio il ricongiungimento famigliare. Un’incertezza che pesa anche sul loro avvenire, visto che molto spesso non è loro chiaro cosa avverrà una volta che compiranno il 18 anno di età, e in quanto maggiorenni, privati di gran parte dell’assistenza ricevuta fino ad allora.
(Fonte Redattore Sociale)

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