21 mila persone morte, e oltre un milione e mezzo di vaccini distribuiti. Questi i numeri dell’epidemia di morbillo, e del tentativo di contrastarla, che sta colpendo la Repubblica Democratica del Congo secondo quanto affermato da Medici Senza Frontiere. “Sono i numeri che caratterizzano questa catastrofe umanitaria –afferma Gael Hankenne capomissione di MSF nel Paese-. Numeri che rischiano di aggravarsi se la comunità internazionale non si decide a intervenire al più presto arginando l’epidemia, evitando che questa possa diffondersi anche nelle regioni settentrionali del più grande stato dell’Africa Equatoriale”.
Un appello rivolto alle tante ong presenti nel paese, e che chiede anche un contributo emergenziale da parte di Unicef e Organizzazione Mondiale della Sanità. Una tragedia nella tragedia quella che si sta consumando nell’ex colonia belga: una terra insanguinata da una guerra che ha fatto più di quattro milioni di morti, e che ha visto coinvolti, a più riprese, sette paesi africani con diversi interessi economici, tra i quali quelli legati gli importanti giacimenti di rame, cobalto e soprattutto diamanti. Ma il conflitto, che si è meritato addirittura l’appellativo di “Guerra Mondiale Africana”, sembra che abbia mutato le sue motivazioni, assumendo sempre più le caratteristica di uno scontro etnico, con eserciti regolari e indipendentisti che si contrappongono, e che non ci pensano due volte a ordinare veri e propri genocidi. Una terra martoriata da decine di anni di guerra, un conflitto caratterizzato dallo stesso lite motive: la vera vittima è sempre la popolazione civile.
Sono centinaia di migliaia i profughi in fuga verso l’ovest del paese e la capitale Kinshasa, persone disperate che soffrono la fame. Ed ecco che qui si insidia il morbillo: sono soprattutto i bambini malnutriti ad essere colpiti, bersagli facili per una malattia che in Occidente è ormai considerata innocua, ma che in un paese come il Congo è ancora fatale. Un’azione congiunta che forse potrebbe scongiurare uno sterminio di vittime innocenti in un paese, la Repubblica Democratica del Congo, che annovera un pil pro-capite tra i più bassi al mondo (125 $ nel 2006), e che si posiziona solo al 167° posto per quanto riguarda l’Indice di Sviluppo Umano. E un altro dato poco confortante è quello che riguarda l’età della popolazione: con una speranza di vita media di 43 anni, su quasi 60 milioni di abitanti la metà ha meno di 15 anni, motivo per cui il morbillo si diffonde velocemente ed è più letale. Una denuncia, quella di Medici Senza Frontiere, che va comunque ad aggiungersi a quella dell’Unicef, che dall’inizio del conflitto congolese aveva annunciato il dilagare di epidemie di morbillo e colera nei campi profughi; una situazione al limite, se si considera che l’unico aiuto medico che le migliaia di sfollati ricevono è quello delle organizzazioni internazionali.
Insomma un altro conflitto dimenticato che va ad aggiungersi agli ormai tristemente famosi Ruanda e Darfur, e che le ong e il personale presente sul territorio non possono limitare se non aiutati dai paesi più sviluppati. E intanto a morire senza far notizia sono ancora gli innocenti, bambini che non hanno niente da mangiare e che soccombono a una malattia praticamente debellata da noi “evoluti”. Una delle tante tragedie africane che, come sta accadendo in questi giorni per la Costa d’Avorio, ogni tanto fa notizia: un caso, quello dell’ex colonia francese, balzato alle cronache perché vede il coinvolgimento diretto dei caschi blu e dell’esercito di Sarkozy, impegnati a difendere la stabilità in un paese dirimpettaio ai giacimenti petroliferi e di gas naturale presenti nell’intera area del Golfo di Guinea.