Adottare, anche in Italia, secondo il modello “Juno”, l’adolescente americana resa popolare dall’omonimo film e che invece di abortire sceglie, con tanto di pancione, chi adotterà suo figlio. Sarebbe una novità per il nostro Paese, e qualora diventi realtà riguarderà proprio bambini nati in Usa. Al momento, però, l’ipotesi è al centro di uno scontro fra l’unico ente italiano autorizzato negli Stati Uniti, l’Aibi (Amici del bambini), e il presidente della Commissione per le adozioni internazionali, ii sottosegretario Carlo Giovanardi. Della vicenda si occuperà la stessa commissione, nella prossima riunione. L’Aibi ha annunciato oggi che si sta attivando con con coppie italiane per la cosiddetta “adozione diretta”, legale negli Usa, dove è la madre (o i genitori biologici) a scegliere la coppia a cui dare il proprio figlio in adozione, anche quando e ancora in corso la gravidanza. In questo tipo di adozione, rientrano anche i casi di donne incinte in difficoltà che non riescono a trovare una famiglia americana che voglia adottare il loro bimbo.
All’annuncio orà è arrivato lo stop di Giovanardi. Queste procedure, non sono previste dalla normativa italiana. E quindi non si possono fare. La legge italiana è chiara e non consente contatti di tipo privatistico, contrattuali, fra la famiglia biologica e la famiglia adottiva. Neanche l’Aibi puà farlo.
Contrari alle adozioni dirette anche l’Anfaa (Associazione famiglie adottive ed affidatarie) e Alessandra Mussolini, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia, che temono l’alimentarsi di un mercato e di una compravendita. Una volta che sara fatta chiarezza sulla questione, resta per le famiglie ii nodo del costi che per l’intera procedura variano da 20 a 28mila dollari. In particolare, la coppia adottante provvede a sostenere la famiglia biologica nel corso della gravidanza, coprendo le spese mediche e, in alcuni casi, anche altre spese come vitto e alloggio.
All’annuncio orà è arrivato lo stop di Giovanardi. Queste procedure, non sono previste dalla normativa italiana. E quindi non si possono fare. La legge italiana è chiara e non consente contatti di tipo privatistico, contrattuali, fra la famiglia biologica e la famiglia adottiva. Neanche l’Aibi puà farlo.
Contrari alle adozioni dirette anche l’Anfaa (Associazione famiglie adottive ed affidatarie) e Alessandra Mussolini, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia, che temono l’alimentarsi di un mercato e di una compravendita. Una volta che sara fatta chiarezza sulla questione, resta per le famiglie ii nodo del costi che per l’intera procedura variano da 20 a 28mila dollari. In particolare, la coppia adottante provvede a sostenere la famiglia biologica nel corso della gravidanza, coprendo le spese mediche e, in alcuni casi, anche altre spese come vitto e alloggio.
(Fonte l'Avvenire)
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