Dopo giorni di pioggia la situazione in Benin è drammatica. Si contano 60 vittime, 120 mila senzatetto e circa 680 mila persone flagellate dal maltempo. Preoccupa soprattutto la situazione umanitaria e la comparsa del colera. La mancanza di acqua potabile e di strumenti per disinfettare quella disponibile ha causato 800 casi di contagio e sette decessi.
"Sono le più gravi alluvioni dagli anni Sessanta. Il Paese è in ginocchio e i pochi aiuti umanitari non bastano. Il Benin ha bisogno di un vero sostegno da parte della comunità internazionale, in particolare servono viveri, prodotti per disinfettare l'acqua e medicinali", ha dichiarato suor Léonie Dochamou, segretaria generale della Caritas in Benin.
Le piogge hanno sommerso 51 comuni su 77 distruggendo il 40 percento dei raccolti. Nel lungo periodo, a meno di un intervento internazionale, questo porterà ad una mancanza di cibo che metterà a rischio la vita della popolazione. I fiumi i piena hanno anche travolto case, magazzini, strade e le poche infrastrutture pubbliche.
"L'acqua non sta defluendo e continua a piovere. Non possiamo più aspettare un ulteriore deteriorarsi della situazione. La comunità internazionale deve intervenire ora con maggior impegno", spiega Rotimy Djossaya, direttore in Benin dell'organizzazione internazionale Care
"Sono le più gravi alluvioni dagli anni Sessanta. Il Paese è in ginocchio e i pochi aiuti umanitari non bastano. Il Benin ha bisogno di un vero sostegno da parte della comunità internazionale, in particolare servono viveri, prodotti per disinfettare l'acqua e medicinali", ha dichiarato suor Léonie Dochamou, segretaria generale della Caritas in Benin.
Le piogge hanno sommerso 51 comuni su 77 distruggendo il 40 percento dei raccolti. Nel lungo periodo, a meno di un intervento internazionale, questo porterà ad una mancanza di cibo che metterà a rischio la vita della popolazione. I fiumi i piena hanno anche travolto case, magazzini, strade e le poche infrastrutture pubbliche.
"L'acqua non sta defluendo e continua a piovere. Non possiamo più aspettare un ulteriore deteriorarsi della situazione. La comunità internazionale deve intervenire ora con maggior impegno", spiega Rotimy Djossaya, direttore in Benin dell'organizzazione internazionale Care
(Fonte Peace Reporter)
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