martedì 2 novembre 2010

In Italia sono due milioni i bambini poveri

Dall’ultimo rapporto ISTAT sulla povertà, realizzato in collaborazione con l’Unicef e presentato il diciannove ottobre 2010, è emerso un dato raccapricciante: in Italia sono due milioni i bambini poveri.
Per la precisione sono 1.756.000 i minori che vivono in uno stato d’indigenza e di questi 649.000 sopravvivono in povertà assoluta.
La distribuzione non è uguale nella nostra Penisola come del resto la percentuale di povertà varia a seconda della composizione del nucleo familiare. Il triste primato per minori poveri è del sud ove ne risiede il 70% ovvero 1.179.000 di cui 401.000 rischia quotidianamente di morire perché non riesce a accedere ai servizi e ai beni indispensabili.
Se si rapportano i dati alla popolazione, si scopre che il 10,2% dei bambini meridionali vive in condizione critica.
I dati presentati sulla povertà ci mostrano anche altri due fenomeni di “nuova generazione”. La povertà relativa nelle famiglie con minori o con nucleo familiare allargato è aumentata da uno a tre punti percentuale rispetto al 1997, mentre è diminuita nei nuclei composti da un solo membro anche se questo è un anziano. E inoltre, negli ultimi anni, è aumentata la povertà tra i minori mentre è diminuita quella tra gli anziani. La riduzione della povertà tra gli “over” è evidente soprattutto al nord Italia. Si presuppone che ciò avvenga perché gli anziani di oggi sono più istruiti e smettono di lavorare più tardi.
Sia al nord che al sud, ad essere maggiormente danneggiati sono i minori che vivono in nuclei familiari composti da più individui non maggiorenni.
Se si prende in considerazione tutto lo stivale, la povertà si distribuisce nel seguente modo: 507.000 hanno tra gli zero e i cinque anni (il 16% in Italia, 28,9% nel sud); 550.000 tra i sei e i dieci (il 18,3% in Italia, il 32,4% nel sud); 296.000 tra gli undici e i tredici (il 16,6% in Italia, il 30,6% nel sud) e 403.000 tra i quattordici e i diciassette anni (il 16,4% in Italia, il 28,3% nel sud).
Se non si hanno soldi per vivere si è facili vittime di fenomeni di sfruttamento e illegalità: il Dipartimento di Giustizia Minorile dichiara che ogni anno sono tra i trentacinque e i quaranta mila i minori denunciati per vari reati e di questi entrano annualmente in carcere in media seicento. Certo, un numero esiguo se paragonato a quello di altri paesi come la Francia, ma sono cifre da non sottovalutare soprattutto se è vero che i poveri minorenni stanno aumentando.
All’interno delle categorie della delinquenza adolescenziale è oggi possibile rintracciarne una di nuova entrata che è stata definita “malessere dal benessere”. Gli atti ascrivibili a questo gruppo sono compiuti da giovani benestanti, cresciuti in ambienti privi di legami familiari, senza valori e dove  a vigere è il consumismo e l’iper-lavoro.
Le altre categorie sono: “bullismo nelle scuole”, “violenze negli stadi”, “straniera” e “tradizionale”. Essa è presente quasi esclusivamente nel sud Italia e comprende i ragazzi inseriti in gruppi mafiosi.
Se da questi dati emerge un quadro altamente preoccupante sulla povertà in quella fascia d’età che dovrebbe essere tutela, la situazione non è certo migliore se si guarda la condizione italiana nella sua totalità. Il XX Rapporto Caritas italiana, firmato anche dalla fondazione Zancan, ha come titolo “In caduta libera” e questo dice già molto. Nella “culla di cultura”sono 8.370.000 le persone in condizioni di fragilità economica di cui il 4,7% si trova in povertà assoluta. Un dato che aumenta al 17% se si considerano le famiglie con quattro figli all’interno del nucleo familiare.
La Chiesa, e non solo, incita continuamente a fare figli, a procreare e a non utilizzare contraccettivi: forse non hanno letto questi dati, altrimenti conterebbero fino a dieci prima di dire di mettere al mondo figli che potrebbero andare ad aumentare il paniere dei poveri italiani. I figli sono un dono enorme e ci dovrebbero essere delle politiche capaci di non far più esistere situazioni come quella della madre di Treviso che si prostituiva per sfamare i figli.
(Fonte Cultumedia)

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