La seconda causa di mortalità infantile al mondo è la diarrea. Ogni anno uccide oltre un milione e mezzo di bambini al di sotto di 5 anni. Peggio fanno solo le infezioni respiratorie che mietono 1,8 milioni di vittime tra i piccoli. È uno dei fallimenti dei Millennium Development Goals, più precisamente del Goal numero 4: ridurre di un terzo le morti di bambini prima del quinto compleanno, entro il 2015. A leggere i dati si è portati a credere che, a meno di grossi investimenti, di interventi massicci, sconfiggere la seconda causa di mortalità infantile, la diarrea appunto, sia fantapolitica. Niente di più falso. E in questo caso non si può neanche invocare la penosa situazione del nostro Paese, in quanto a cooperazione: oltre al clamoroso inadempimento degli impegni presi e ad essere fanalino di coda negli aiuti allo sviluppo, lo scorso 5 ottobre, il direttore del Dipartimento per la Cooperazione Elisabetta Belloni ha ammesso che il governo italiano "per ristrettezze di bilancio non è in grado di prendere impegni". Di questo - e non solo - si sta parlando in questi giorni a Mekellè, in Etiopia, nel corso della IV edizione del Congresso Internazionale "Dermatological Care for All" che l'Istituto per le Malattie della Poverta del San Gallicano di roma (INMP) ha organizzato ad Addis Abeba e Mekellè.
La triste classifica. L'Etiopia è il quinto nella graduatoria per numero di bambini morti di diarrea nel mondo con circa 74.000 vittime all'anno. Prima del paese del Corno d'Africa, c'è l'India (386.000), la Nigeria (151.000) la Repubblica Democratica del Congo (89.000) e l'Afghanistan (82.000) (Dati WHO 2007).
Dunque, la speranza è che probabilmente proprio da qui, dall'Etiopia, dal cuore dell'Africa, andrà ad accendersi quella miccia che farà esplodere la conoscenza e disinnescherà un potenziale letale.
In realtà, si richiedono semplici mezzi a costi irrisori. È forse per questo che nessuno ne parla. "Per prevenire la diarrea - spiega la dottoressa Annalisa Rosso, medico cooperante in paesi in via di sviluppo, al momento impiegata dall'INMP 1, Istituto Nazionale Malattie delle Povertà, San Gallicano di Roma - sono sufficienti nella maggioranza dei casi, banali rimedi quali lavarsi le mani prima di mangiare oppure, in assenza di acqua corrente potabile, bere acqua bollita o filtrata, anche con un fazzoletto pulito. Nel caso in cui un individuo, invece, contragga un'infezione intestinale che provoca diarrea, la prima cosa da fare è evitare che giunga a disidratazione, principale causa di morte. E per questo può bastare un litro d'acqua 2, 8 cucchiaini di zucchero, 1 di sale e il succo di un limone, come sostiene l'epidemiologo Roger Webber nel suo "Communicable Diseases Epidemiology and Control".
Il fatto che sconfiggere, almeno in gran parte, la diarrea sia compito facile, paradossalmente, non suscita interesse. A differenza di AIDS, tubercolosi, malaria, non esistono giornate di studio, seminari, né si prevedono progetti per creare awareness (consapevolezza) riguardo a prevenzione e cura. Il Global Fund si occupa di tubercolosi, malaria e AIDS ed elargisce enormi quantità di finanziamenti per contrastare queste patologie. Giustamente. Ma la diarrea, tra i bambini al di sotto dei 5 anni, fa più danni di queste tre malattie messe insieme (Malaria 1 milione di morti, AIDS 200.000, Tubercolosi 100.000). E intanto, le zone più povere del mondo offrono ogni anno un sacrifico enorme all'altare di una piaga che sarebbe banale sconfiggere. Più dell'80% delle morti per diarrea, infatti, avviene in Africa e Asia del Sud: 46% in Africa, 38% Asia meridionale, 9% Asia orientale e Pacifico, 7% resto del mondo.
Come spiega il professor Aldo Morrone Direttore dell'INMP, "Se un intervento sanitario costa troppo poco e, soprattutto, non vengono coinvolte case farmaceutiche, è difficile che qualcuno si muova. Girano troppi pochi soldi per creare sensibilità attorno all'argomento". Per questo all'interno della IV edizione del Congresso Internazionale "Dermatological Care for All" fino a venerdì 12 novembre - che l'INMP organizza ad Addis Abeba e Mekellè da anni, evento nell'evento, il professor Morrone lancerà un'iniziativa che spera rivoluzionaria."Una giornata mondiale contro la diarrea. Perché si sappia sempre di più quanto sia micidiale ma, al tempo stesso, quanto sia semplice respingerla".
La scelta del professore e del suo istituto è di parlare di patologie che in gran parte riguardano il terzo mondo, dal terzo mondo. È proprio dalla più che decennale presenza in Etiopia dell'INMP e grazie ai congressi e all'osservazione favorita da ospedali e ambulatori lì aperti dall'Istituto, che è sorta l'idea di promuovere la giornata anti-diarrea. Si partirebbe con una prima giornata a livello nazionale il 23 di dicembre prossimo, a ridosso della festa che celebra la nascita di un bambino, per ricordare quei bambini che muoiono per banale negligenza. Sarà sotto l'egida dell'International Society of Dermatology e dell'INMP. L'obiettivo è quello di arrivare, nel giro di mesi, all'indizione di una giornata sotto l'egida di un organismo internazionale.
(Fonte La Repubblica)
La triste classifica. L'Etiopia è il quinto nella graduatoria per numero di bambini morti di diarrea nel mondo con circa 74.000 vittime all'anno. Prima del paese del Corno d'Africa, c'è l'India (386.000), la Nigeria (151.000) la Repubblica Democratica del Congo (89.000) e l'Afghanistan (82.000) (Dati WHO 2007).
Dunque, la speranza è che probabilmente proprio da qui, dall'Etiopia, dal cuore dell'Africa, andrà ad accendersi quella miccia che farà esplodere la conoscenza e disinnescherà un potenziale letale.
In realtà, si richiedono semplici mezzi a costi irrisori. È forse per questo che nessuno ne parla. "Per prevenire la diarrea - spiega la dottoressa Annalisa Rosso, medico cooperante in paesi in via di sviluppo, al momento impiegata dall'INMP 1, Istituto Nazionale Malattie delle Povertà, San Gallicano di Roma - sono sufficienti nella maggioranza dei casi, banali rimedi quali lavarsi le mani prima di mangiare oppure, in assenza di acqua corrente potabile, bere acqua bollita o filtrata, anche con un fazzoletto pulito. Nel caso in cui un individuo, invece, contragga un'infezione intestinale che provoca diarrea, la prima cosa da fare è evitare che giunga a disidratazione, principale causa di morte. E per questo può bastare un litro d'acqua 2, 8 cucchiaini di zucchero, 1 di sale e il succo di un limone, come sostiene l'epidemiologo Roger Webber nel suo "Communicable Diseases Epidemiology and Control".
Il fatto che sconfiggere, almeno in gran parte, la diarrea sia compito facile, paradossalmente, non suscita interesse. A differenza di AIDS, tubercolosi, malaria, non esistono giornate di studio, seminari, né si prevedono progetti per creare awareness (consapevolezza) riguardo a prevenzione e cura. Il Global Fund si occupa di tubercolosi, malaria e AIDS ed elargisce enormi quantità di finanziamenti per contrastare queste patologie. Giustamente. Ma la diarrea, tra i bambini al di sotto dei 5 anni, fa più danni di queste tre malattie messe insieme (Malaria 1 milione di morti, AIDS 200.000, Tubercolosi 100.000). E intanto, le zone più povere del mondo offrono ogni anno un sacrifico enorme all'altare di una piaga che sarebbe banale sconfiggere. Più dell'80% delle morti per diarrea, infatti, avviene in Africa e Asia del Sud: 46% in Africa, 38% Asia meridionale, 9% Asia orientale e Pacifico, 7% resto del mondo.
Come spiega il professor Aldo Morrone Direttore dell'INMP, "Se un intervento sanitario costa troppo poco e, soprattutto, non vengono coinvolte case farmaceutiche, è difficile che qualcuno si muova. Girano troppi pochi soldi per creare sensibilità attorno all'argomento". Per questo all'interno della IV edizione del Congresso Internazionale "Dermatological Care for All" fino a venerdì 12 novembre - che l'INMP organizza ad Addis Abeba e Mekellè da anni, evento nell'evento, il professor Morrone lancerà un'iniziativa che spera rivoluzionaria."Una giornata mondiale contro la diarrea. Perché si sappia sempre di più quanto sia micidiale ma, al tempo stesso, quanto sia semplice respingerla".
La scelta del professore e del suo istituto è di parlare di patologie che in gran parte riguardano il terzo mondo, dal terzo mondo. È proprio dalla più che decennale presenza in Etiopia dell'INMP e grazie ai congressi e all'osservazione favorita da ospedali e ambulatori lì aperti dall'Istituto, che è sorta l'idea di promuovere la giornata anti-diarrea. Si partirebbe con una prima giornata a livello nazionale il 23 di dicembre prossimo, a ridosso della festa che celebra la nascita di un bambino, per ricordare quei bambini che muoiono per banale negligenza. Sarà sotto l'egida dell'International Society of Dermatology e dell'INMP. L'obiettivo è quello di arrivare, nel giro di mesi, all'indizione di una giornata sotto l'egida di un organismo internazionale.
(Fonte La Repubblica)
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